Attualità

Scomunicare un parlamento

Andare a Canossa: quante volte ci è capitato, magari senza nemmeno comprenderne appieno il significato, di sentire quest’espressione? Per chi non lo sapesse fa riferimento ad un episodio della vita dell’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV che, una disputa costatagli la scomunica da parte di Papa Gregorio VII nel pieno del periodo che oggi ricordiamo come “lotta per le investiture”, dovette umiliarsi attendendo tre giorni davanti ad un castello, coperto solo da un mantello (era pieno inverno!), il perdono del pontefice.

I dissidi tra il potere temporale e quello spirituale in Europa erano, almeno fino al grande spartiacque della Guerra dei Trent’anni, all’ordine del giorno e non era raro che tra vescovi, papi, duchi e re sorgessero delle contese che sfociavano talvolta in vere e proprie guerre. Oggi ovviamente non è più così e la Chiesa Cattolica, così come le altre confessioni cristiane, ha un’influenza decisamente minore sulle decisioni politiche dei Paesi cristiani, anche se certamente non nulla. Tra le decine che attualmente contano un numero considerevole di fedeli, la confessione ortodossa è senz’altro una delle più agguerrite, nonché notoriamente una delle più conservatrici. E non perde occasione di dimostrarlo.
Infatti di recente in Grecia è stato approvato dal Parlamento un disegno di legge che legalizza il matrimonio e l’adozione per le coppie omosessuali e molti ecclesiasti, tra cui l’arcivescovo Ieronymos II, leader spirituale degli ortodossi greci, si sono espressi con estrema durezza a riguardo. Non solo, un numero non indifferente di episcopati ha anche comunicato di aver formalmente scomunicato i parlamentari eletti nel loro territorio e lo stesso Ieronymos ha annunciato che la Presidente della Repubblica greca, Katerina Sakellaropoulou, non sarà ospite gradito alla processione del 24 marzo, una delle più importanti nella liturgia greca. Un grave smacco per il governo conservatore al momento insediato ad Atene che teme ora per i fondamentali voti dei credenti. Credenti che peraltro non sono stati direttamente interpellati sulla decisione, come richiesto a gran voce da Ieronymos, il quale, in un ultimo disperato tentativo di affossare questa legge, si era appellato ad un referendum popolare.
Ed eccoci quindi nuovamente ai dissidi tra potere spirituale e temporale. Ovviamente nessuno si aspetta che il governo greco vada a Canossa, ma la tensione nella terra di Omero tra la Chiesa e lo Stato non era così forte da anni, per non dire secoli. L’ortodossia ha infatti sempre rappresentato per la nazione greca una forte base identitaria, resa particolarmente necessaria dai quasi quattro secoli di dominazione turca che si sono frapposti tra la caduta di Bisanzio e la nascita dell’allora Regno, oggi Repubblica, di Grecia.

La situazione è ancora lontana dall’essere sbrogliata. Per la festa nazionale del 25 marzo e per la Pasqua Ortodossa (che si celebra quest’anno il 5 maggio) è assai probabile che gli ecclesiasti continuino a dimostrare la loro insofferenza verso un provvedimento che è stato definito da alcuni dei più altri prelati come “demoniaco” e “contrario alla Legge divina”. Altri sicuramente la definirebbero semplicemente una legge di civiltà, ma come sempre starà ai posteri decidere chi in effetti abbia o meno ragione. Si può comunque dire che nella patria della democrazia sembra quantomeno improbabile che scoppi una nuova lotta per le investiture.