Ursus in fabula
Quante volte con i nostri amici ci è capitato di discutere su quale tra due ipotetiche opzioni sia migliore? “Preferiresti avere un attico in centro o una Ferrari?” “Estate perenne o inverno perenne?” E mille altre scelte oziose buttate lì per trascorrere il tempo e magari concedersi due risate…
Ecco però che nell’ultima settimana dai social è emersa una nuova domanda, da porre rigorosamente alle donne: “Preferiresti essere da sola in una foresta con uomo che non conosci o con un orso?”
La risposta può apparire scontata, gli orsi sono pur sempre pericolosi predatori da svariate centinaia di chili, eppure moltissime sono le donne che a questo quesito hanno deciso di rispondere scegliendo l’animale, scatenando un acceso dibattito sul web.
Aldilà della ragionevolezza di questa risposta, che qualsiasi persona di buon senso definirebbe quantomeno priva di ogni senso logico, l’insistenza con cui la bestia è preferita all’uomo è sconcertante e ci pone davanti ad una triste verità: lo stato di perenne paura in cui le donne si trovano all’interno della nostra società. Il fatto che metà della popolazione, aldilà dell’ironia e dell’esagerazione che inevitabilmente il dibattito sui social porta con sé, sia a tal punto spaventata dall’altra metà da temerla quanto, se non più di, una bestia feroce è semplicemente sconcertante. E lo è ancora di più se si riflette sul fatto che, nonostante un andamento necessariamente oscillante, il numero di crimini violenti tendenzialmente diminuisce di anno in anno nei Paesi Occidentali. Ma la paura in effetti raramente dipende dai fatti; deriva invece dalla nostra percezione dei fenomeni attorno a noi e da quanto se ne parla. Facciamo un esempio: negli ultimi anni si è molto discusso di femminicidi. È senz’altro positivo che il tema, trascurato per decenni, riesca a imporsi nel dibattito pubblico, ma al contempo non può che dare l’impressione che il numero di crimini contro le donne sia in aumento e quindi che vivere oggi sia più pericoloso per una donna che negli anni ’80, nonostante al tempo la criminalità avesse tassi ben più elevati. Inoltre i social finiscono col divenire una formidabile cassa di risonanza per notizie, aumentando esponenzialmente la loro diffusione rispetto a pochi decenni fa: un tempo infatti se non si guardava il TG o si leggeva un giornale era possibile in qualche modo isolarsi completamente rispetto alla cronaca, mentre oggi è molto più complesso per chiunque sia sui social (ovvero la stragrande maggioranza della popolazione) evitare di informarsi sui fatti del momento.
Ma, tornando al problema principale, cosa si può fare per liberare le donne dalla paura che le attanaglia? Sfortunatamente non esiste una vera e propria risposta univoca a questa domanda. Una transizione verso una società più equa e meno spaventosa per le donne è sicuramente già in atto, si pensi che fino ad un secolo fa appariva impensabile che le donne potessero votare, ma occorreranno svariati decenni prima che si possa giungere ai risultati attesi. Nel frattempo non possiamo far altro che confortare le nostre signore, anche quando il panico le porta all’esagerazione.